Addio a Daniel Stern


E’ con profonda commozione e viva partecipazione che scriviamo della scomparsa di Daniel Stern, psicoanalista americano conosciuto e apprezzato a livello internazionale. Una presenza forte e autorevole nel mondo della psicoterapia, una voce chiara e limpida che, con il coraggio e la vivacità che lo caratterizzavano, ha messo in discussione verità consolidate proprio all’interno del mondo psicoanalitico al quale apparteneva. Una vita, la sua, dedicata alla ricerca, allo studio, all’amore per il mondo dell’infanzia che ha imposto non solo alla psicoanalisi ma a qualsiasi orientamento psicoterapico nuove riflessioni e (in alcuni casi) svolte epistemologiche sullo sviluppo, sulla concezione della mente, sulla strutturazione dell’identità e sulla relazione terapeutica.
Per il nostro Istituto Daniel Stern è stato un maestro, un collega, un amico, possibilità inesausta di confronto e dialogo. Sentiamo la gratitudine e l’orgoglio di averlo avuto tra i nostri Didatti.
Tanti sono i doni che, con grande generosità, ha fatto alla nostra Scuola nelle sue lezioni. Uno scambio teorico fertile e fecondo di sempre nuovi pensieri e riflessioni in uno sfondo di grande vitalità e presenza nel “momento presente” dell’incontro con Margherita, con gli allievi e con i didatti.
La vitalità del suo pensiero e del suo esser-ci, continueranno a costituire per noi una presenza importante, un “now moment” nella ricerca di sempre nuove verità.
 
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento il tuo passo
esistere come io esisto.
 
La terra è fatta di cielo.
La menzogna non ha nido.
Nessuno si è mai perduto.
Tutto è verità e via. 
(Fernando Pessoa)
 

Le “firme” degli allievi

Ho conosciuto il mio gruppo quando ancora poco sapevo dell’approccio…credevo che poco sarebbe cambiato nella mia vita. Forse avrei aggiunto qualche libro in più sul mio comodino, mi sarei specializzata e avrei affrontato tutto con responsabilità e dedizione.
Oggi dico che in gruppo mi sono ritrovata figlia, sorella, orfana, talvolta spalleggiata, in rivalità e affinità, chiusa e ripiegata come un origami tra mani sapienti. Alla scoperta della mia femminilità e del mio lato pienamente maschile. Data alla vita ancora una volta, con nuove possibilità per narrarsi e riscrivere di me.
Marilena Senatore
XV Corso sede di Palermo
Vieni a conoscerci ai seminari gratuiti “In contatto…con la Gestalt”

News dal convegno FIAP: Gianni Francesetti eletto nuovo presidente

Gianni Francesetti
didatta e responsabile dei Centri Clinici dell’Istituto di Gestalt HCC Italy
ha assunto la Presidenza della
Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia (FIAP).

Auguri a Gianni
gli siamo vicini e lo sosteniamo nel suo lavoro
per la comunità scientifica della psicoterapia italiana

Ecco uno stralcio del suo discorso di insediamento, domenica 11 novembre a Roma, a conclusione del convegno presso l’Università degli Studi di Roma.

“Il mondo diventa un villaggio globale, dove i confini si perdono, le distanze e vicinanze si confondono, il tempo accelera, le identità si sciolgono. Condizioni di sfondo su scala macroscopica che sostengono esperienze borderline a livello relazionale.
L’intorpidimento dei nostri cervelli si evidenzia ad esempio nella perdita di memoria, come affermava Marshall McLuhan (il concetto di Villaggio Globale è suo), il pensatore canadese che ha pubblicato nel 1964 ‘Gli strumenti del comunicare’. Non è un caso che siano nate le ‘banche della memoria’, iniziativa molto bella ma che al tempo stesso testimonia che non siamo più in grado di essere noi, i nostri corpi e le nostre narrazioni, le memorie che custodiscono la storia.
Ma si evidenzia anche nell’intorpidimento emozionale – poca risonanza emotiva davanti a notizie terribili – o sentimentale – poca capacità di sentire e restare fedeli nel tempo.
Siamo dunque anestetizzati dall’uso delle tecnologie di comunicazione di massa, qualunque sia l’uso che ne facciamo. Il rimedio all’an-estesia è l’estesia, nel duplice senso di ritorno ai propri sensi e di incremento della sensibilità alla bellezza relazionale…… In questi giorni, nel convegno, abbiamo vissuto, inevitabilmente, in questo villaggio globale: con tempi accelerati, confini fluidi, cercando di uscire dall’anestesia che ci provoca l’estensione di noi stessi su altri mezzi.
La FIAP è di per sé concepita come luogo di risveglio in quanto agorà in cui ascoltare la voce dell’altro. Questa è la principale delle sue mission: il confronto fra colleghi e fra modelli diversi.  Personalmente ho vissuto molti momenti in cui l’incontro personale mi ha de-anestetizzato, e lì ho sperimentato momenti di bellezza che restano nella mia memoria e che porto con me.
Ringrazio i colleghi che hanno reso possibile questo.”

Margherita Spagnuolo Lobb e Piero Cavalieri presentano a Enna le nuove sofferenze relazionali secondo la Psicoterapia della Gestalt (valido come tirocinio interno UniKore)

locandina enna gestalt psicoterapia
Presentazione del seminario
Studi recenti dimostrano che all’origine delle sofferenze relazionali c’è sempre un insieme complesso di fattori genetici e ambientali, in interazione tra
loro.
Lo psicologo clinico deve sapere leggere tali sofferenze nell’ottica di una continua interazione tra fattori predisponenti e fattori relazionali, che
“accadono” in situazioni specifiche. Nel processo terapeutico si ripropone la complessità di queste evoluzioni, affinché sia il paziente che il terapeuta
possano rivelarsi in un contatto chiaro e contenitivo, realizzando le intenzionalità di contatto bloccate nelle relazioni significative del paziente.
Saranno presentati i principali studi sui disturbi di personalità e la nuova lettura gestaltica, considerando il contesto sociale attuale, l’evoluzione personale
e le relazioni intime. Il modello di intervento metterà in evidenza la sfida che questi disturbi pongono alla relazione terapeutica.
Info e iscrizioni tramilte questo link

Seminario con Carmen Vazquez – ultimo giorno

Oggi è stata la giornata conclusiva del seminario, la fase finale della passeggiata insieme a Carmen “tra l’amore e la morte”. Ci siamo concentrati su di un tema delicato, quello del rapporto dei bambini con la morte e con il lutto. Compito degli adulti dovrebbe essere quello di sostenere i bambini a fare della morte una parte della vita, essi invece incontrano spesso due tipi di difficoltà: non sanno parlarne con un bambino e non sanno adeguarsi al tipo di pensiero che ha il bambino a seconda della fase evolutiva in cui si trova. Il risultato è che spesso il bambino rimane da solo e senza risposte per le domande che in vari modi esprime.

Con una persona in grado di accompagnarlo il processo del lutto si rivela per il bambino più veloce che nell’adulto, proprio per la sua flessibilità e creatività. Il bambino ha più consapevolezza che coscienza, impara attraverso la pelle.

Nella seconda parte della mattinata Carmen ci ha parlato dei modelli di relazione, con riferimento agli stili di contatto confluente, introiettivo, proiettivo, retroflessivo ed egotista.

Ecco alcune frasi proposte dai colleghi per la giornata di oggi:

“Il lutto non è abituarsi all’assenza di qualcuno. Quella persona farà sempre parte dell’album della nostra vita, ma quelle pagine non si riempiranno più”

“Con il bambino in terapia facciamo un pezzettino insieme, non per forza parlando della mamma che è morta ma per fare delle cose che gli facciano sentire il nostro sostegno”

“Nella fase dell’accettazione si impara a vivere con quattro occhi e con due energie (ma anche riposare per due e andare in vacanza per due)”.

Ringraziamo Carmen per questi intensi giorni trascorsi insieme, anche lei sarà per sempre nel libro della nostra vita.

 

 

Seminario con Carmen Vazquez – secondo giorno

Nella giornata di oggi sono state approfondite alcune tematiche del lutto accompagnando la spiegazione teorica con dei lavori clinici – sia lavori personali che simulate – che ci hanno permesso di sperimentare ed apprezzare il modo di lavorare di Carmen.
Carmen come terapeuta si è rivelata sempre attenta a ciò che avveniva nel qui-e-ora della relazione tra lei e l’altro/gli altri. Si è concretizzata come accompagnatrice che sa sostenere con le qualità della delicatezza, della serietà e della profondità, avendo come sfondo una straordinaria ricchezza umana. Abbiamo visto come è possibile accompagnare l’altro senza mai spingerlo, con la fiducia di base nella sua capacità di adattarsi creativamente e con il rispetto dei suoi tempi e delle sue scelte, rifuggendo da fantasie narcisistiche di onniscienza e onnipotenza.

 
Anche oggi nel gruppo sono venute fuori tante emozioni: la sofferenza condivisa, il calore, la freschezza dell’incontro, il senso di intimità e di pienezza.
 
 
Riportiamo le frasi proposte da alcuni colleghi, che ci danno dei flash sulla giornata di oggi:
“La mia solitudine ti incontra ogni giorno e ogni giorno trasformiAMO la nostra vita in canto”
“Se tu piangi perché il sole va via, le lacrime non ti permettono di vedere le stelle”
(Da una lettera scritta alla persona che si vorrebbe accanto nel momento della dipartita dalla vita) “Nel momento triste della fine della vita la persona che vorrei accanto sei tu, tu che sei stato onesto con me, tu che mi hai fatto il regalo della fiducia, tu che mi hai insegnato a credere, e perché guardando i tuoi occhi vedrei anche i miei che ti somigliano.  Ho scritto questa lettera serena perché so che tu conosci questi miei sentimenti, perché il tuo amore è vivo e anche se non sei accanto a me mi hai ascoltato”.
 

News dal seminario "La vita è un arcobaleno che include il nero"


Oggi è incominciato il seminario teorico-clinico condotto da Carmen Vazquez Bandin “La vita è un arcobaleno che include il nero”.
Carmen è partita da un inquadramento teorico di cosa si intende per lutto. Il lutto fa riferimento alla perdita di una persona che si ama.  La polarità del lutto non è la vita, ma l’amore. Non c’è lutto senza amore.
Il lutto è un percorso naturale della vita e compito del terapeuta è accompagnare in questo percorso naturale, sostenere la persona ad affrontare la sofferenza fino a “ritrovare i colori della vita includendo il nero”.
Per descrivere l’evolversi di questo processo Carmen utilizza il modello di E. Kuber-Ross nel quale a partire dallo shock iniziale si arriva all’accettazione, attraversando le fasi della negazione, della tristezza e della rabbia.
 
Ecco delle frasi proposte da alcune colleghe rispetto all’evento:
 

“Non sentire vergogna nel soffrire, ma essere orgogliosa di soffrire, consapevole della capacità di trasformare lo stato d’animo della tristezza in bellezza”.
 
“Il sentimento dà significato a quello che sta succedendo. La sofferenza dice che ho sensibilità, sono capace di amare, di sentire l’orrore di una disgrazia”.
 
“Quando nella sofferenza ci troviamo qualcuno accanto per condividerla questa può trasformarsi in bellezza e diventare parte dei contatti acquisiti”.
 
“L’unico modo che abbiamo per fare i terapeuti della Gestalt è essere presenti con tutti i sensi alla persona che sta soffrendo, sentire con il cuore, non pensare ad una strategia da fare”.
 
 

Il dono di un’alterità affidabile

Mi commuovo sempre quando un genitore si rende conto di essere amato dal figlio forse più di quanto lui stesso riesca ad amarlo. Penso che quello è un momento in cui l’universo si svela alla persona: nonostante l’impegno sincero e creativo che ognuno di noi mette nell’esserci-con sia fondamentale per costruire una società attiva e responsabile, renderci conto che non è tutto lì, che l’altro ci ama più di quanto pensiamo, fa arrendere il nostro io ad una bellezza superiore.

Ritrovare questo senso di alterità affidabile, di possibilità di affidare ad altri ciò che non possiamo fare, è a mio avviso il valore etico fondamentale di ogni intervento terapeutico.

Margherita Spagnuolo Lobb
Direttore Scuola di Specializzazione in Psicoterapia
Istituto di Gestalt HCC Italy