La paura di volare: psicoterapia della Gestalt ad alta quota

La paura di volare è un disagio estremamente diffuso che coinvolge una porzione della popolazione variabile dal 10% al 40%, in base all’intensità della paura sperimentata (Van Gerwen, et al., 1997). Le sensazioni somatiche provate durante le fasi di un volo in aereo sono estremamente particolari e mettono l’uomo a confronto con il cielo, con il senso del vuoto, con il potere della tecnica aeronautica.

In aereo, i sensi dei passeggeri vengono catturati dalle condizioni climatiche esterne al mezzo di trasporto e, contemporaneamente, dalle condizioni interne allo stesso. Da un punto di vista estetico e fenomenologico i passeggeri si trovano immersi in un campo complesso e pluristratificato, all’interno del quale assumono fondamentale importanza le sensazioni somatiche che affiorano alla consapevolezza, talvolta in forte contrasto tra loro: cruciale importanza assume il rapporto che lega la respirazione all’ansia.

Wilhelm e Roth (1998) hanno dimostrato che, durante un volo in aereo, fattori come eccitazione, effetto novità, variazioni di pressurizzazione della cabina e aumenti della temperatura possono determinare incrementi nella frequenza respiratoria e nella velocità del flusso inspiratorio analoghi a quelli determinati dalla paura di volare. A conclusione del loro studio, gli autori hanno dichiarato che l’iperventilazione sembra essere un effetto aspecifico del volare piuttosto che un sintomo della paura.

L’esperienza del volo in aereo è una prova specifica della complessità del rapporto tra campo e corporeità: il campo, infatti, è generato dalla corporeità e contemporaneamente la genera (Robine, et al., 2015).

Lo psicoterapeuta della Gestalt, sensibile alla propria esperienza corporea in contatto con la corporeità del paziente, colloca tale esperienza del “tra” come essenza dell’esperienza terapeutica. È nel “tra” del contatto tra psicoterapeuta e paziente che emerge la figura creativa capace di sostenere l’intenzionalità di contatto del paziente e, nello stesso tempo, di modificare le sue rigidità percettive (Spagnuolo Lobb, 2013).

Un percorso psicoterapeutico specificatamente volto alla cura della paura di volare è un percorso che prevede una relazione terapeutica che porti il paziente ad un avvicinamento graduale alla situazione temuta e che lo sostenga durante l’esperienza di un volo di linea.

In aereo l’incontro tra paziente e psicoterapeuta gode di un intenso dinamismo. Il paziente chiede aiuto per superare la paura di volare, in un determinato momento della propria vita, per riappropriarsi in maniera più consapevole della capacità di occupare lo spazio e di muoversi liberamente attraverso di esso. Le peculiarità del campo ad alta quota mettono a dura prova la naturale evoluzione dell’intenzionalità di contatto del paziente: la ‘tempesta sensoriale’, che coinvolge paziente e terapeuta insieme, getta la materia grezza della figura dentro uno stampo i cui confini si delimitano nel qui ed ora, con una velocità simile a quella con cui l’aereo vola in cielo. Emergono figure eteree che si innestano nel percorso di vita del paziente offrendo a questi una nuova possibilità di orientarsi, distaccandosi da affetti, luoghi, memorie, rappresentazioni di sé, opportunità, per riattaccarsi a questi con una percezione rinnovata.

Dott. Domenico Scarpaci
Psicologo, psicoterapeuta della Gestalt

Riferimenti:

Robine, J.M., Mione, M., Lobb, M. S., Francesetti, G., & Cavaleri, P. A. (2015). “Il campo e la situazione, il self e l’atto sociale essenziale. Intervista a Jean-Marie Robine. Commento di Margherita Spagnuolo Lobb/Commento di Gianni Francesetti/Commento di Pietro Andrea Cavaleri”. Quaderni di Gestalt, 9-24.

Spagnuolo Lobb, M. (2013). “Il corpo come” veicolo” del nostro essere nel mondo. L’esperienza corporea in psicoterapia della Gestalt”. Quaderni di Gestalt, 41-65.

Van Gerwen, L. J., Spinhoven, P., Diekstra, R. F., & Van Dyck, R. (1997). “People who seek help for fear of flying: Typology of flying phobics”. Behavior Therapy, 28(2), 237-251.

Wilhelm, F. H., & Roth, W. T. (1998). “Taking the laboratory to the skies: Ambulatory assessment of self-report, autonomic, and respiratory responses in flying phobia”. Psychophysiology, 35(5), 596-606.