Dal triadico al quadriadico

il sé gemellare e riflessioni sulla fratria in psicoterapia della Gestalt

-Gina Merlo.

Nel panorama di circa trenta anni fa, nelle teorie di quella che allora veniva definita psicologia dell’età evolutiva, lo sviluppo della struttura di personalità, del sé o delle modalità di contatto del bambino, a seconda del paradigma teorico di riferimento, veniva osservato e teorizzato all’interno della relazione diadica madre-bambino; veniva sottolineata una relazione non circolare, univoca più che biunivoca; la Mahler descriveva una fase iniziale nel bambino di autismo naturale (cfr. Mahler M. et al., 1978).

Grazie agli studi dell’Infant Research, le cui prime pubblicazioni risalgono al 1983, al concetto di costruzione del sé intersoggettivo di Daniel Stern con la pubblicazione de Il mondo interpersonale del bambino (1987) e alla pubblicazione del Il triangolo primario di Elisabeth Fivaz-Depeursinge e Antoinette Corboz Warnery (1999), l’osservazione si è allargata alla relazione triadica, includendo anche la figura del padre.

L’Infant Research ha dimostrato come:

«fin da primi giorni di vita, il neonato e la madre siano predisposti ad agire consensualmente, piuttosto che a vivere da esseri separati e come la matrice relazionale divenga, in questa prospettiva, il campo costitutivo dell’esperienza e dei significati interpersonali e personali, a meno che una deficienza nella relazione di accudimento intacchi la “dimensione relazionale” della psiche» (Sameroff, Emde, Fivaz-Depeursinge et al., 1999, p. 13).

Osservando la famiglia come insieme, attraverso il gioco triadico di Losanna (LTP) E. Fivaz e A. Corboz Warney, affermano che il terzo non è un oggetto o un evento, ma il terzo è il padre. «L’introduzione di una terza persona, invece che di un oggetto, amplia di colpo le possibilità dell’universo psichico ed emotivo del bambino, rendendolo immensamente più ricco e più complesso» (ibidem, p. 67).

«Non vi è quindi da stupirsi se emerge una competenza triadica precoce se i genitori rispondono appropriatamente, e si creano degli “stati di espansione della consapevolezza” a tre per tutte le parti coinvolte» (ibidem, p. 19).

Attraverso queste nuove linee teorico-cliniche viene quindi messa in discussione la visione dello sviluppo, che presuppone un percorso che porta dalla diade alla triade, dalla capacità di regolare le relazioni diadiche, per “poi” accedere a quelle triadiche.

La dott.ssa A. Simonelli, un ricercatore dell’Università di Padova, formatasi con E. Fivaz, sottolinea l’importanza di «considerare la competenza triadica, non come una generalizzazione della dimensione diadica, ma come una competenza a sé». Questa evoluzione teorico-clinica, a mio avviso rivoluzionaria, è rintracciabile nell’ermeneutica del paradigma della psicoterapia della Gestalt, che sin dagli anni ’50 del secolo scorso, ha come elemento fondante il confine di contatto: «La crescita rappresenta la funzione del confine di contatto nel campo organismo-ambiente» (Perls et al., 1971, pp. 248-249).

In psicoterapia della Gestalt, quando parliamo di relazioni, intendiamo tutto quello che avviene al confine di contatto, dando «uno sguardo sulla relazione che non è né intrapsichico né interpersonale né tanto meno sistemico, ma centrato sull’esperienza del “tra”, ossia su quello spazio esperienziale che resta in posizione mediana tra l’io e il tu, tra l’esperienza interna e l’influsso ambientale… si tratta, per l’epistemologia gestaltica, di eventi di confine, in continua evoluzione, a cui il terapeuta della Gestalt guarda in termini processuali, interessato all’evolversi dell’intenzionalità relazionale» (Spagnuolo Lobb, 2001, pp. 9-10).

È quindi ipotizzabile leggere il triangolo primario, in psicoterapia della Gestalt, guardando allesperienza di ogni singolo componente familiare al confine di contatto, in termini olistici, intenzionali e processuali.

– il sé gemellare

– riflessioni sulla fratria

(…)

Articolo tratto da Quaderni di Gestalt, volume XXIV, 2011-2, Psicoterapia della Gestalt e Neuroscienze
Rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt edita da FrancoAngeli, pag. 26

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