E venne il giorno in cui il rischio di rimanere chiuso in un bocciolo divenne più doloroso del rischio di sbocciare. (Anaïs Nin)

Dicembre 2020. Sembrava una data così lontana da raggiungere ed invece, eccomi giunto alla fine del percorso di Specializzazione in Psicoterapia….

Più si avvicinava questo ultimo seminario, più avvertivo una certa insofferenza emergere in me. D’altro canto non sono mai stato bravo a gestire gli adii e le chiusure, ho sempre cercato di evitarli o quantomeno posticiparli sino a quando mi era possibile.

Ora non si poteva più procrastinare alcunché, occorreva guardare in faccia la realtà ed affrontare la fine. La modalità online che questo Covid-19 ci ha costretto ad utilizzare, non aiutava di certo ad essere pienamente in contatto con gli altri componenti del gruppo: tutti questi “quadrettini” che componevano lo schermo, apparivano essere entità assai lontane ed i loro vissuti mi arrivavano come ovattati o come se stessi vedendo un film al cinema.

Percepii un cambiamento nell’ultimo giorno di seminario nel quale, le emozioni nel campo, iniziarono ad essere sempre più forti e coinvolgenti tanto quanto il magma che fa eruttare un vulcano.

Finalmente, permisi a me stesso di entrare in punta di piedi dentro lo schermo ed essere al fianco di ogni componente del gruppo che apriva il cuore con le proprie parole e di sentire chiaramente quanto affetto mi legava a quei volti divenuti, nel tempo, come dei fratelli e sorelle nel nome della Gestalt.

Ecco che quindi, sentii emergere una profonda commozione che per troppo tempo avevo mantenuto sopita e riuscii a manifestarla senza troppa vergogna, consapevole che lo sfondo che avevamo co-creato con il gruppo in questi anni, era oramai divenuto sufficientemente solido per contenere anche questo mio vissuto, permettendomi così di giungere ad una chiusura amorevole e mai provata sino ad ora.

A distanza di pochi giorni, mi fu chiaro come avessi avuto la fortuna di partecipare ad un percorso certamente professionalizzante e di contenuti ma primamente umano dove, l’imparare a rispecchiarsi negli altri osservandone il loro fluire, ha permesso di creare una danza armonica che di certo, non potrà interrompersi con la sola chiusura del ciclo accademico intrapreso quattro anni fa a ognuno di noi.

Enrico Dal Prà
allievo del quarto anno della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia, sede di Milano

Immagine:  “L’alba dopo una notte tempestosa” (Luigia Dal Prà, 1997)