La musicoterapia in una prospettiva intersoggettiva

-Alfredo Raglio e Osmano Oasi

L’articolo pone l’attenzione sulla necessità di individuare una possibile cornice teorica per la musicoterapia. In merito a ciò propone una possibile integrazione tra la prospettiva intersoggettiva e la libera improvvisazione sonoro-musicale. Gli Autori individuano in alcuni concetti chiave, quali ad esempio quelli di “sintonizzazione affettiva”, “affetti vitali” e “momento presente”, il punto di contatto con la prassi musicoterapica improvvisativa. Secondo questa prospettiva le potenzialità terapeutiche dell’elemento sonoro-musicale sono attribuibili alle sue caratteristiche di organizzatore e regolatore nello sviluppo dell’individuo. In tal senso la musicoterapia può favorire, attraverso il canale non verbale sonoro-musicale, il determinarsi di relazioni rappresentative e simboliche sempre più motivate e interiorizzate.

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Aspetti musicali dell’interazione madre/bambino

Le osservazioni di Stern (1985) sulle vicissitudini degli affetti inducono a dare particolare rilevanza all’elemento sonoro-musicale. In particolare, nel corso dell’interazione madre/bambino è possibile individuare, secondo questo autore, momenti di attunement o di disattunement: con essi ci si riferisce a momenti di sintonizzazione o di dissintonia affettiva presenti nella diade, in grado di creare aree di esperienza più o meno condivise. Già nel 1975 Stern aveva messo in evidenza come, nell’ambito delle primitive forme di interazione madre/bambino, vi siano una varietà di comportamenti «il movimento, il tono della testa e del corpo, le espressioni dello sguardo e del volto e le vocalizzazioni» (corsivo nostro) (Stern et al., 1975), che progressivamente si organizzano in modo coerente rispetto alla comunicazione di emozioni ed affetti. Inoltre, a causa delle loro caratteristiche strutturali, «la danza e la musica sono esempi per eccellenza dell’espressività degli affetti vitali» (Stern, 1985) e contribuiscono a determinare quelle condizioni di sintonizzazione affettiva a partire dalle quali si costruisce un primitivo senso del Sé. Curiosamente Stern (1998) utilizza un’immagine tratta dalla comune esperienza concertistica per descrivere gli scambi tra la diade durante l’allattamento: «La madre è come un direttore d’orchestra (talvolta il direttore è il bambino): fa entrare in azione diversi strumenti (scuote, fa oscillare, parla) e regola il volume quanto è necessario per mantenere il bambino al giusto livello d’eccitazione e d’attenzione» (ibidem).

Occorre evidenziare che la “sintonizzazione” non è un semplice processo imitativo, in cui uno dei due partner si limita a riprodurre un comportamento non verbale o sonoro-musicale dell’altro, bensì, come afferma Stern (1985), «…i comportamenti di sintonizzazione […] riplasmano l’evento e spostano l’attenzione su ciò che sta dietro il comportamento, sulla qualità dello stato d’animo condiviso» . E ancora: «L’imitazione comunica la forma, la sintonizzazione i sentimenti. In pratica, tuttavia, non sembra esistere una vera e propria dicotomia fra sintonizzazione e imitazione; i due processi sembrano piuttosto situarsi ai due estremi di uno spettro» (ibidem, 1985); poco oltre «il motivo per cui i comportamenti di sintonizzazione sono così importanti sta nel fatto che la vera imitazione non consente ai due membri della coppia di risalire ai rispettivi stati interni, ma mantiene fissa l’attenzione sul comportamento manifesto» (ibidem, 1985).

L’elemento sonoro si collega a quanto esposto poiché risulta essere parte integrante dei processi protocomunicativi che caratterizzano lo sviluppo del bambino, contenendo in sé aspetti innati e arcaici da cui scaturisce la sua potenzialità simbolica. Numerosi sono i punti di contatto tra tale elemento e la relazione madre/bambino: per esempio, la prima forma di comunicazione avviene attraverso il suono della voce che, prima di acquisire un significato semantico, acquista senso a partire dagli aspetti sonori della vocalità; non è casuale che i parametri che Stern (1985) definisce “amodali” (tempo, forma e intensità) abbiano una marcata matrice sonoro- musicale.

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L’articolo tratta anche:

Dall’interazione disdica a quella musicoterapeutica

Punti d’incontro possibili tra musicoterapia e psicoanalisi

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Tratto da Quaderni di Gestalt, vol. XXII, 2009-2, Psicoterapia della Gestalt e psicoanalisi
Rivista semestrale di psicoterapia della Gestalt edita da Franco Angeli

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