Giornata Mondiale della Salute Mentale: psicosi e creatività

Diritto alla Salute Psicologica: è questo il tema di numerose iniziative in tutta Italia in occasione della giornata mondiale della salute mentale. Nella Dichiarazione di Helsinki, l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che “Non c’è salute senza salute mentale”. Tale espressione risulta ancora più vera quest’anno, in cui siamo stati colpiti e profondamente disorientati dalla pandemia da COVID-19.

L’emergenza sanitaria ha fatto emergere la grave situazione della mancanza di interventi psicologici di prevenzione, promozione e cura della sofferenza mentale.

Come dichiarato dal CNOP “La salute psicologica si mostra come parte essenziale del più ampio diritto alla salute che, come tale, andrebbe tutelato nella sua globalità. Occorre pertanto focalizzare l’attenzione delle Istituzioni sull’importanza della salute psicologica dei cittadini e sull’accessibilità alle cure psicologiche, al fine di generare benessere per tutto il sistema Paese.”

Sempre l’OMS, a febbraio, ha pubblicato la “Guida operativa per il mantenimento dei servizi
essenziali durante l’epidemia Covid-19” in cui i pazienti con disagio mentale vengono inclusi tra le
categorie ad alta priorità nella continuità dell’erogazione dei servizi.

La psicoterapia e la sua funzione

In questo scenario la psicoterapia deve basarsi su una teoria delle relazioni umane che trae linfa dal contesto sociale, storico-culturale, a volte anche politico, in cui essa viene a nascere e ad operare.
Il trattamento dei pazienti gravi costituisce oggi una sfida per tutte le psicoterapie. La psicoterapia della Gestalt ha sviluppato negli ultimi anni un pensiero clinico sui disturbi gravi, basato sulla fenomenologia, l’estetica e la prospettiva di campo.

Se da un lato la bizzarria del comportamento psicotico ci colpisce per l’originalità delle soluzioni adottate dai pazienti, dall’altro ci rendiamo conto che si tratta di una “creatività” che per la persona non è fonte di crescita né di relazioni soddisfacenti, ma finisce semmai per limitare in modo drammatico le opportunità di contatto (Spagnuolo Lobb, 2017).

La creatività

La creatività che appartiene a tale adattamento primario non viene sostenuta a livello relazionale: l’ansia che il comportamento “bizzarro” mira ad evitare e a risolvere non viene vista, né elaborata, né affrontata in alcun modo dall’ambiente, e il comportamento “bizzarro” rimane così inalterato per anni, la ripetitività riduce la creatività originaria. Il tentativo di risolvere il problema rimane sempre lì, mentre la vecchia soluzione, avulsa dal contesto presente, non è in grado di creare un’evoluzione delle percezioni nel campo.

Nella psicosi, mancando il ground di sicurezza proveniente dai contatti assimilati, l’io non può
esercitare su queste basi la sua capacità di scelta. Il processo di contatto è dominato da sensazioni
che invadono un sé “senza pelle”, così come invadono il mondo (Spagnuolo Lobb, 2001).

La creatività è limitata, non può essere rilassata, e ciò che può apparire come un’eccentricità artistica è in effetti una soluzione faticosa, caricata di ansia, che tenta di arginare una potenziale catastrofe: una creatività che non risolve una grave ansia esistenziale. Almeno fino a quando essa non viene riconosciuta all’interno di una relazione significativa.

In questo senso possiamo parlare di adattamento creativo nella follia: un tentativo di risolvere un
problema del campo che non è mai andato a buon fine, né è stato mai interrotto, e che non ha mai
rivelato la sua intenzionalità più profonda all’interno della relazione a cui si riferisce (Spagnuolo
Lobb, 2017
).

Creare una cultura della salute mentale

Oggi, nell’incertezza che ci circonda, diviene importante affrontare nel trattamento l’ansia esistenziale di base del paziente ancorandola alla relazione terapeutica. La creatività usata da questi pazienti nel gestire l’emergenza dovrebbe essere modulata in una più rilassata capacità di giocare: il campo difficile deve diventare un campo accogliente. Giocare, divertirsi insieme sono modi attraverso cui paziente e terapeuta si incontrano.

Come in una “danza” (Spagnuolo Lobb, 2017), paziente e terapeuta si intuiscono, percepiscono, riconoscendo ognuno le intenzionalità dell’altro, facendo passi coraggiosi insieme sino a raggiungersi e lasciarsi andare con fiducia all’altro, in una reciprocità che crea ed emerge dal campo.

Riuscire a creare un contesto terapeutico per pazienti affetti da disturbi gravi, non solo all’interno di
uno specifico setting psichiatrico, ma anche nella cultura della salute mentale in generale con cui
questi pazienti devono confrontarsi, implica, innanzitutto, il riconoscimento della profondità e della
qualità della loro esperienza individuale. Questo significa che dobbiamo sviluppare un intento
terapeutico unitario che fornisca quel senso di sicurezza che deriva dalla stabilità di una relazione.

Lo sfondo e la figura

Il ruolo dello psicoterapeuta in un contesto psichiatrico dovrebbe essere quello di promuovere una condizione di base. Per questo è necessario, proprio nello scenario attuale, creare uno sfondo percettivo sano, esperienze di apprendimento che costituiscano uno sfondo, un ground di sicurezza che possa essere dato per scontato.

Ovviamente non è possibile dare a questi pazienti la sicurezza che è mancata nella loro infanzia, ma
possiamo fornire loro un’esperienza nuova di sicurezza che li aiuti a trovare un equilibrio tra
l’interesse per il presente e le ansie legate al passato.

Una delle nostre capacità di risposta (respons-abilità) come terapeuti della Gestalt è quella di concentrarci sulla reciprocità delle nostre interazioni con i pazienti, perché lì, in quella funzione di contatto, c’è la possibilità di rivitalizzare il confine di contatto, dove il sé è co-creato (Spagnuolo Lobb, 2020) in un campo in cui c’è spazio per la spontaneità, la legittimazione ed il diritto di essere se stessi.

Questo strumento fenomenologico dà al terapeuta la possibilità di vedere la profondità della superficie che il paziente sta portando in seduta e la bellezza che ha nascosto per adattarsi a situazioni difficili.

Bibliografia

  • Spagnuolo Lobb, M. (2001), “From the epistemology of self to clinical specificity of Gestalt therapy”, in Robine J.M. (a cura di), Contact and relationship in a field perspective, L’Exprimerie, Bordeaux.
  • Spagnuolo Lobb, M. (2017), “L’adattamento creativo nella follia: un modello terapeutico gestaltico per pazienti gravi”, in Spagnuolo Lobb M. e Amendt-Lyon N. (a cura di), Il permesso di creare. L’arte della psicoterapia della Gestalt,  Franco Angeli: Milano.
  • Spagnuolo Lobb, M. (2020), La “danza” della reciprocità e il campo, Quaderni di Gestalt, XXXIII, n. 1/2020, Franco Angeli: Milano.