Quaderni di Gestalt n.2017/2

Quaderni di Gestalt QdG-2017-2

Quaderni di Gestalt
2017/2 – volume XXX
La presenza dello psicoterapeuta tra neutralità e riconoscimento

 

Indice del numero

EDITORIALE
La presenza dello psicoterapeuta tra neutralità e riconoscimento
di Margherita Spagnuolo Lobb
DIALOGHI
La presenza terapeutica in psicoanalisi e nella psicoterapia della Gestalt. Sviluppi contemporanei
Un dialogo tra Nancy McWilliams e Margherita Spagnuolo Lobb

RELAZIONI
Sospesi su ponteggi vacillanti, / ci sosteniamo con le nostre / fissazioni. Il disturbo ossessivo-compulsivo: una esplorazione fenomenologica e gestaltica di Gianni Francesetti
Riflessioni sulla dimensione spirituale nell’autismo: tra ipersensorialità e ridotta influenza dei priorscognitivi
di Antonio Narzisi
GESTALT IN AZIONE
La scheda clinica gestaltica: presentazione di uno strumento di lavoro
di Margherita Spagnuolo Lobb, Elisabetta Conte e Maria Mione

CONGRESSI
La danza tra psicoterapeuta e paziente: dia-gnosi estetica e fenomenologica in psicoterapia della Gestalt (Siracusa, 9-10 giugno 2017)
di Domenico Scarpaci

Psicoterapia della Gestalt in dialogo: dall’individuo, alla relazione, al campo. Riflessioni tra clinica, formazione e società (Milano, 11 novembre 2017)
di Elisa Profeta
RECENSIONI
Feckova A., Wimmer B., eds. (2016). Women in Gestalt Therapy. Autobiographical Reflections and Future Prospects in Contemporary Interviews
di Michela Gecele
Biavati M. (2016). Il contagio della libertà. Gestalt Counselling e Art Therapy
di Silvia Tosi

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Contenuti

La presenza dello psicoterapeuta tra neutralità e riconoscimento
L’incontro con Nancy McWilliams – psicoanalista di fama mondiale, autrice di testi universitari ben noti anche agli studenti italiani – avvenuto nel mese di giugno del 2017, è stato un evento memorabile. Nancy ha partecipato in qualità di ospite d’onore al convegno internazionale organizzato dall’Istituto di Gestalt HCC Italy in collaborazione con l’INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico): la magia delle rappresentazioni classiche al teatro greco è stata la cornice ideale per un proficuo dialogo tra psicoanalisi freudiana e psicoterapia della Gestalt. Questo numero offre un approfondito resoconto di quell’incontro, denso di reciproche scoperte anche sorprendenti. Come quella dichiarata dalla stessa McWilliams: agli inizi della sua formazione, lei aveva conosciuto il modello gestaltico e aveva percepito lo stile attivo e destrutturante di Perls come lontano dal proprio. Mai, però, aveva colto la svolta fenomenologica operata dai fondatori della psicoterapia della Gestalt e la focalizzazione sulla “bellezza” insita nel dolore del paziente (per Perls il sintomo è l’opera d’arte del paziente), da lei stessa tenuta in considerazione nei suoi scritti e nella sua pratica clinica.
Dall’altra parte è stata una sorpresa per noi conoscere una psicoanalista che sostiene l’ortodossia freudiana portando nel mondo lo spirito di curiosità, correttezza etica, vicinanza al paziente e chiarezza dei confini che ha animato il lavoro del fondatore della psicoanalisi, che combatte contro l’irrigidirsi, fine a se stesso e a volte perfino fuorviante, di alcuni psicoanalisti ortodossi su certe posizioni (come nel caso del concetto di “neutralità”).
“La presenza terapeutica in psicoanalisi e nella psicoterapia della Gestalt. Sviluppi contemporanei. Un dialogo tra Nancy McWilliams e Margherita Spagnuolo Lobb” è il titolo che apre questo numero nella sezione Dialoghi. Si tratta della “punta di iceberg” di uno scambio molto ricco, a cui è possibile attingere più ampiamente nel video-seminario del convegno, disponibile nel sito dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, www.gestalt.it. Il lettore potrà riconoscere in modo molto chiaro le differenze tra i due approcci e il rispetto con cui Nancy ed io le abbiamo lasciate emergere. Ringrazio Nancy, oltre che per avere portato il suo contributo al convegno, anche per l’apertura mentale, la chiarezza con cui esprime il suo pensiero e il rispetto profondo verso approcci da cui prende le distanze. L’intervista ha un ritmo incalzante, vivace, gradevole. Una perla nelle raccolte di dialoghi dei Quaderni di Gestalt.
Il video originale di questa intervista e la sua trascrizione in lingua inglese è disponibile gratuitamente sul sito inglese dell’Istituto www.gestaltitaly.com– sezione “free-access”.
Nella sezione Convegni, Domenico Scarpaci fornisce un racconto emozionato di tutto l’evento, che ha ospitato partecipanti da varie parti del mondo. Molti i temi clinici che si sono intrecciati. La teoria che i relatori hanno esposto al mattino ha messo in evidenza le diverse epistemologie con cui i due approcci (psicoanalisi e Gestalt) vedono la sofferenza del paziente e la relazione terapeutica, esprimendo tuttavia una convergenza verso aspetti etici della prassi clinica, quali il rispetto, la curiosità, l’empatia, il sostegno che caratterizzano la presenza del terapeuta con il paziente. Nel pomeriggio, due sedute dal vivo condotte da Nancy e da me hanno coraggiosamente evidenziato le diversità. Se la seduta gestaltica ha lavorato sull’esperienza al confine di contatto tra la paziente e la terapeuta, mettendo in gioco il sentire corporeo e la carica emozionale dei temi emergenti nel campo fenomenologico, la seduta psicoanalitica ha delicatamente sondato e creato connessioni sorprendenti tra i significati dei vissuti portati dalla paziente. Ambedue i lavori, nonostante le diversità, si sono mossi per sostenere le risorse delle pazienti, il senso di individuazione che si mostrava timidamente sia nei contenuti che nelle modalità del loro racconto.
Lasciando agli incontri futuri la possibilità di un approfondimento, all’interno dei due approcci, dell’uso della dimensione corporea ed estetica, vorrei brevemente soffermarmi sull’intuizione estetica degli interventi gestaltici.
Come l’articolo sulla “conoscenza relazionale estetica”, pubblicato nel numero 2017-1 dei Quaderni di Gestalt, descrive, la consapevolezza del terapeuta non appartiene soltanto al suo sentire personale davanti al paziente, ma è anche un sentire di campo: da una parte è sentire come il paziente, e dall’altra un rispondere a tale sentire come un “altro” nel campo. Il terapeuta percepisce sia l’emozione del paziente che la reazione ad essa da parte dell’ambiente. E usa un linguaggio estetico, che origina dai sensi, e processuale, che guarda al come. Questo a volte conferisce alla pratica gestaltica una profondità e un intuito che solo chi è dentro la situazione può cogliere. L’intervento gestaltico include il corpo, la postura, l’emozione del paziente e anche il sentire estetico del terapeuta, il quale nota – come si fa con le opere d’arte – una vibrazione nel modo di essere del paziente, un desiderio implicito, un now-for-next da sostenere. L’intervento gestaltico viaggia per sua natura su canali più impliciti che espliciti e, proprio per questo, è difficilmente inquadrabile in schemi procedurali. A volte appare “magico”, ma in realtà si basa sull’esperienza (sia del paziente che del terapeuta) corporea, processuale e intenzionale. Come ha giustamente sottolineato Paolo Migone durante il convegno, al termine delle due sedute, l’approccio gestaltico è esperienziale e dunque lavora facendo fare esperienza, mentre la psicoanalisi lavora sui processi mentali del paziente.
La presenza di Nancy McWilliams al nostro convegno ha segnato un incontro tra i due approcci che, 70 anni dopo la rottura operata dai fondatori della Gestalt therapy, consente adesso, al di là della diversa epistemologia di appartenenza, di ritrovarsi sull’etica necessaria per mantenere i valori di cura nella clinica contemporanea: il rispetto, la curiosità, il sostegno dell’intenzionalità di contatto di cui il paziente, oggi, vuole essere capace, e la presenza umana del terapeuta. E anche se un approccio lavora fondamentalmente con la parola e l’altro fondamentalmente con l’estetica del corpo situazionato e intenzionato, il valore clinico che hanno entrambi sviluppato in questi anni è prezioso.
Ci auguriamo che il dialogo tra la professoressa McWilliams e gli psicoterapeuti della Gestalt si sviluppi nel tempo, e che sia una continua fonte di ispirazione per entrambe le parti.
Nelle sezioni successive troviamo articoli di vario contenuto.
Nella sezione Relazioni, “Sospesi su ponteggi vacillanti, / ci sosteniamo con le nostre / fissazioni.Il disturbo ossessivo-compulsivo: una esplorazione fenomenologica e gestaltica”,di Gianni Francesetti, presenta un’analisi della psichiatria fenomenologica sul D.O.C. e propone una lettura gestaltica a partire dalla psicologia della Gestalt, con cui l’autore declina la sua competenza clinica. Questo articolo arricchisce la serie di lavori gestaltici sulla psicopatologia, molti dei quali pubblicati nei numeri precedenti dei Quaderni di Gestalt.
Nella stessa sezione, Antonio Narzisi, in “Riflessione sulla dimensione spirituale nell’autismo: tra ipersensorialità e ridotta influenza dei priorscognitivi”, esplora la dimensione spirituale nei soggetti autistici, una sfumatura nuova e originale che ci fa scoprire il valore umano del contatto con la neurodiversità.
Nella sezione Gestalt in azione, ho piacere di presentare, assieme a Elisabetta Conte e Maria Mione, “La scheda clinica gestaltica: presentazione di uno strumento di lavoro”. Si tratta di uno strumento clinico elaborato in più di trentacinque anni dall’Istituto di Gestalt HCC, grazie alla riflessione di tutto il gruppo di Didatti, e adesso finalmente definito con gli ultimi sviluppi del modello della Scuola. La scheda clinica gestaltica è utile sia per descrivere in chiave gestaltica la relazione terapeutica con il paziente, sia per orientare il lavoro terapeutico. È un valido strumento anche per fare supervisione, o impostare una ricerca.
Nella sezione Congressi, oltre al già citato racconto di Domenico Scarpaci “La danza tra psicoterapeuta e paziente: dia-gnosi estetica e fenomenologica in psicoterapia della Gestalt (Siracusa, 9-10 Giugno 2017)”, Elisa Profeta descrive il convegno che l’Istituto organizza annualmente a Milano: “Psicoterapia della Gestalt in dialogo: dall’individuo, alla relazione, al campo. Riflessioni tra clinica, formazione e società (Milano, 11 novembre 2017)”.
Nella sezione Recensioni, Michela Gecele introduce per i lettori dei Quaderni di Gestalt il libro curato da Adriena Feckova e Beatrix Wimmer, Women in Gestalt Therapy.Autobiographical Reflections and Future Prospects in Contemporary Interviews, mentre Silvia Tosi recensisce il libro di Margherita Biavati, Il contagio della libertà. Gestalt Counselling e Art Therapy. Ambedue i libri sono stati pubblicati nel 2016.
La sezione Storia e Identità, curata dal 2012 da Bernd Bocian, volge al suo termine: il prossimo numero ospiterà un contributo di chiusura del collega tedesco, autore del libro storico Fritz Perls a Berlino, che per ben 12 numeri ci ha aiutati a definire in modo più approfondito la storia del nostro approccio e dunque la nostra identità. A Bernd, che comunque continuerà ad offrire il suo prezioso contributo ai nostri lettori in qualità di membro del comitato editoriale, esprimo a nome della rivista Quaderni di Gestalt profonda gratitudine e gioia per la nostra collaborazione, e attendo con trepidazione l’ultimo articolo della sezione.
Certa che questo numero possa portare novità, eccitazione e crescita al nostro essere gestaltici, auguro buona lettura!
Vi auguro quindi una buona lettura!
Margherita Spagnuolo Lobb
Dicembre 2017