Quaderni di Gestalt n.2015/2 – Il sé e il campo in psicoterapia della Gestalt

Quaderni di Gestalt
2015/2 – volume XXVIII
Il sé e il campo in Psicoterapia della Gestalt

Indice del numero

EDITORIALE
Il sé e il campo in psicoterapia della Gestalt
di Margherita Spagnuolo Lobb
DIALOGHI
Il campo e la situazione, il self e l’atto sociale essenziale.
Intervista a Jean-Marie Robine, a cura di Maria Mione
Commenti di M. Spagnuolo Lobb, G. Francesetti, P.A. Cavaleri
RELAZIONI                                                                                
Il sé come contatto. Il contatto come sé. Un contributo all’esperienza dello sfondo secondo la teoria del sé della psicoterapia della Gestalt
di Margherita Spagnuolo Lobb
La teoria del sé in Gestalt Therapy. Il sé, l’io, l’es e la personalità
di Mercurio Albino Macaluso
La spontaneità dell’incontro terapeutico come fattore chiave di cambiamento
di Mercurio Albino Macaluso
GESTALT IN AZIONE       
Il ri-emergere del sé. La storia della relazione terapeutica con un paziente con grave cerebrolesione acquisita
di Rosanna Biasi
STORIA E IDENTITÀ                                                                 
Non è facile essere un teorico del campo: un commento all’articolo “Cartesian and Post-Cartesian Trends in Relational Psychoanalysis”
di Lynne Jacobs
CONGRESSI   
Epigenetica, trauma e psicoterapia: il qui e ora del passato fra geni ed esperienza
di Stefano Delleani e Chiara Francesetti
RECENSIONI                                                                              
Molinari E., Cavaleri P.A. (2015). Il Dono nel tempo della crisi. Per una psicologia del riconoscimento
di Maria Chiara Piccinini e Carlo Bondioli
Pizzimenti M. (a cura di) (2015). Aggressività e sessualità. Il rapporto figura/sfondo tra dolore e piacere
di Anna Giacobbe
Brownell P., Mistler B.J. (eds.) (2015). Global Perspective on Research, Theory and Practice: A Decade of Gestalt!
di Jelena Zeleskov Djoric e Gianni Francesetti

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Contenuti

Il sé e il campo in psicoterapia della Gestalt

Questo numero dei Quaderni di Gestalt ruota intorno ai concetti di sé e di campo, rivisitati in chiave ermeneutica. L’occasione è stata data dagli studi e dalle riflessioni compiute nel nostro Istituto in questi ultimi due anni per aggiornare e sviluppare i principi originari alla luce delle nuove teorie epigenetiche, neuroscientifiche, e dello sviluppo. La peculiarità del nostro approccio viene così messa in luce e declinata secondo i nuovi bisogni sociali e le nuove evidenze cliniche. La sfida epistemologica ed estetica, che impose agli autori del testo fondante di creare una teoria che cogliesse la spontaneità della vita (e non la devitalizzasse in nome di una rigidità teorica) si confronta oggi con le nuove condizioni sociali di desensibilizzazione corporea ed emozionale. Come deve essere oggi una teoria capace di stare con la vita e con la creatività che le è propria? che sia di aiuto reale per lo psicoterapeuta al fine di sostenere la vitalità e non la conoscenza razionale di sé del paziente? che non corra il rischio dell’egotismo, critica da cui partirono i fondatori per superare alcuni limiti della psicoanalisi del tempo?
L’incipit del numero, dunque, con la sezione Dialoghi, è un’intervista a Jean-Marie Robine, che ha recentemente curato un libro[1] in cui un nutrito gruppo di teorici della psicoterapia della Gestalt espongono la loro idea attuale sul sé, concetto chiave per ogni modello psicoterapeutico. Maria Mione pone al collega francese domande su “Il campo e la situazione, il self e l’atto sociale essenziale”, mettendo in evidenza i concetti fondamentali che l’autore ha approfondito nei suoi scritti e le eventuali differenze con il modello del nostro Istituto. Alla fine dell’intervista, Piero Cavaleri, Gianni Francesetti e la sottoscritta espongono i loro commenti sul concetto di campo. “Credo che la prima cosa che un paziente vorrebbe trovare presso il suo terapeuta, è il riconoscimento”. Queste parole di Robine sembrano accomunare gran parte degli psicoterapeuti contemporanei (ripresi da Cavaleri nel libro di cui parleremo più avanti), così come i teorici del cambiamento e dello sviluppo e i neuroscienziati.
Nella sezione Relazioni, troviamo tre contributi sul sé. Il mio, dal titolo “Il sé come contatto. Il contatto come sé. Un contributo all’esperienza dello sfondo secondo la teoria del sé della psicoterapia della Gestalt”, rappresenta un’evoluzione dei miei studi sul sé verso la considerazione dell’esperienza dello sfondo, così importante oggi nella nostra società, in cui manca proprio la sicurezza del ground. Questa riflessione mi ha consentito di integrare nel concetto unitario del self la prospettiva evolutiva (già presentata nei Quaderni di Gestalt n. 2012-2) e un nuovo concetto di psicopatologia basato sull’esperienza dello sfondo.
Seguono due contributi di Mercurio Albino Macaluso, “La teoria del sé in Gestalt Therapy. Il sé, l’io, l’es e la personalità” e “La spontaneità dell’incontro terapeutico come fattore chiave di cambiamento”, che completano la riflessione ermeneutica offerta in questo numero sul concetto gestaltico del sé. In particolare, il primo articolo presenta con freschezza, immediatezza e rigore la vivace peculiarità del concetto del sé in Gestalt Therapy, mettendo in evidenza la profondità antropologica espressa nel decimo capitolo del testo fondante. Si tratta di uno strumento didattico fondamentale per gli allievi di psicoterapia della Gestalt. Il secondo sviluppa il concetto di spontaneità, già approfondito nel primo lavoro come peculiare al pensiero di Goodman sul sé, declinandolo nella relazione: che cosa è la spontaneità? che ruolo ha nel processo terapeutico? come si concilia con la responsabilità e la deontologia del terapeuta? L’autore integra magistralmente le originarie intuizioni di Perls sulla concentrazione (ne L’io, la fame e l’aggressività) con la spontaneità del sé espressa in Perls, Hefferline e Goodman (1951). Ne viene fuori una definizione chiara e didattica della spontaneità (del terapeuta e del paziente) come chiave del cambiamento terapeutico.
Nella sezione La Gestalt in Azione, Rosanna Biasi, con “Il ri-emergere del sé. La storia della relazione terapeutica con un paziente con grave cerebrolesione acquisita”, ci presenta un lavoro gestaltico interdisciplinare con un paziente che ha subito un grave trauma cranico in seguito ad un incidente stradale.
Come sappiamo, l’interesse per i concetti di campo e situazione, di confine di contatto e di sé-come-contatto segna per il nostro approccio uno spartiacque storico (parallelo alla svolta relazionale avvenuta all’interno della psicoanalisi, cfr. Mitchell, 2000), di cui Bocian ci racconta nella sezione Storia e Identità, con un articolo di Lynne Jacobs, “Non è facile essere un teorico del campo: un commento all’articolo ‘Cartesian and Post-Cartesian Trends in Relational Psychoanalysis’”. La psicoanalista e psicoterapeuta della Gestalt sottolinea come la psicoanalisi contemporanea sia molto più vicina al nostro modello che al ceppo psicoanalitico originario, e colloca il concetto di campo nell’ottica post-cartesiana, commentando un articolo di Stolorow, Orange e Atwood, in cui si pongono le basi per un superamento della dicotomia sé/mondo, o mente del terapeuta/mente del paziente. Questo articolo evidenzia bene la prospettiva fenomenologica su cui si basa sia il concetto gestaltico di campo (di cui si parla nella sezione Dialoghi) che la teoria del sé (di cui trattano gli articoli della sezione Relazioni).
Per la sezione Congressi, Stefano Delleani e Chiara Francesetti raccontano il convegno Epigenetica, trauma e psicoterapia: il qui e ora del passato fra geni ed esperienza, svoltosi a Milano il 6 novembre 2015, organizzato dall’Istituto di Gestalt HCC Italy, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalla rivista Psicoterapia e Scienze Umane. Sintetizzando i contenuti esposti dai relatori, gli autori focalizzano l’importanza che gli studi dell’epigenetica hanno oggi per sviluppare all’interno della psicoterapia un pensiero capace di integrare le scienze dello spirito e le scienze della natura.
Infine, nella sezione Recensioni, Gianni Francesetti e Dan Bloom hanno scelto per noi tre libri. Ritorna il tema del riconoscimento nel libro di Enrico Molinari e Pietro A. Cavaleri (2015), Il Dono nel tempo della crisi. Per una psicologia del riconoscimento, recensito da Maria Chiara Piccinini e Carlo Bondioli. Gli autori mettono bene in evidenza la novità dirompente che il pensiero filosofico e psicoterapico sull’Altro sta portando in questi ultimi anni nel mondo della clinica e delle scienze umane: «Per la modernità l’Altro è divenuto il rivale (…) il legame sociale si riduce all’utile; questo (…) ha prevalso su quel senso (…) dell’umanità (…) in cui la percezione dell’altro è già in origine percezione della propria comune sorte, dell’apertura, della sintonizzazione con l’altro: il dono è il luogo dei legami e dell’appartenenza» (p. 125). Questo libro origina, tra l’altro, dalla ricerca ermeneutica e dallo studio che il nostro gruppo da anni conduce, di cui è testimonianza, per esempio, il seminario condotto da Donna Orange a Palermo nel gennaio 2016.
Anna Giacobbe recensisce il libro curato da Mariano Pizzimenti (2015), Aggressività e sessualità. Il rapporto figura/sfondo tra dolore e piacere, connotandolo come espressione del desiderio di valorizzazione e del rispetto delle diversità con cui il curatore lo ha pensato, e sottolineando il valore di apertura e curiosità che un testo così poco omogeneo suscita rispetto a un tema tanto importante per il nostro approccio.
Infine Jelena Zeleskov Djoric e Gianni Francesetti, con chiarezza espositiva e senso critico, sintetizzano i contenuti di un voluminoso testo di 555 pagine, curato da Phil Brownell e Brian Mistler (2015), Global Perspective on Research, Theory and Practice: A Decade of Gestalt!: un’opera costituita da testimonianze sparse di vari autori gestaltici raccolti attorno al “fuoco” di un forum online.

Con l’entusiasmo che in questi anni caratterizza la ricerca dell’Istituto di Gestalt HCC Italy attorno al concetto del sé gestaltico, e con la gioia dell’impegno curioso che anima il suo scambio con i movimenti teorici internazionali, consegno ai lettori questo numero dedicato ad un concetto del sé oggi più capace di integrare le nuove correnti teoriche e le nuove evidenze cliniche e do appuntamento al prossimo numero, in lavorazione, sul lavoro della psicoterapia della Gestalt con i bambini.

Margherita Spagnuolo Lobb
Direttore Quaderni di Gestalt

[1] Di prossima pubblicazione anche in Italia, nella Collana FrancoAngeli da me diretta, con il titolo Sé. Una polifonia di psicoterapeuti della Gestalt contemporanei.

L’editoriale sarà disponibile dopo la pubblicazione del numero.