Il rivelarsi del sé nel contatto – Jean Marie Robine

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Il rivelarsi del sé nel contatto

Studi di Psicoterapia della Gestalt
Jean Marie Robine

Quarta di copertina

Numerose correnti filosofiche, sociologiche, psicologiche o psicoterapeutiche hanno posto la nozione di soggetto al centro delle loro teorizzazioni e delle loro pratiche. I nostri schemi di pensiero sono costruiti su questo pregiudizio. Qui il self (o soggetto, ecc. – comunque lo si voglia chiamare) è agli arresti domiciliari, essendo stato confuso con l’individuo. È dunque chiuso, alienato. La terapia della Gestalt nascente degli anni ’40-’50 ha dato vita a una teorizzazione psicoterapica che è andata a riempire le crepe che questo sistema di pensiero cominciava a manifestare. Tutto è da ricostruire in una prospettiva di campo, la terapia va ripensata come situazione, la pratica come incontro, l’espressione come effetto di campo anziché essere manifestazione di una psiche che essa genera più di quanto non ne sia la conseguenza.
Nell’incontro terapeutico, l’uno e l’altro potrebbero essere tentati di porsi come elementi costituiti a priori, individuati. È una modalità che ha avuto corso nei decenni. Un’altra modalità può nascere a partire dalle basi stabilite dai nostri fondatori e dalla loro definizione del self. Il self, catalizzatore delle funzioni richieste per contattare la novità e realizzare l’adattamento creativo, è impegnato nella situazione. Il terapeuta della Gestalt è impegnato nella situazione e questo impegno fa parte della strutturazione stessa del campo. Per questa ragione, il momento del pre-contatto, dell’emergere e/o della costruzione di una figura è determinante e l’intenzionalità del terapeuta sarà semplicemente aprire le condizioni di possibilità. Le forme verranno da sé.

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Contenuti

Margherita Spagnuolo Lobb, Presentazione dell’edizione italiana
Introduzione
Parte I. Il contatto nella relazione psicoterapica
La terapia della Gestalt, prototipo della psicoterapia del futuro
La natura umana. Declinazioni del paradigma in terapia della Gestalt
Il campo organismo/ambiente
Autoregolazione
Il contatto
L’adattamento creativo
La dominanza
La confluenza, esperienza legata ed esperienza alienata
La confluenza nella teoria del sé in terapia della Gestalt
Il posto della confluenza nella teoria del sé; La confluenza, collante dell’esperienza
Conclusione
Ansia e costruzione delle Gestalt
L’ansia nella terapia della Gestalt
Conclusioni

Vergogna e rottura della confluenza
La confluenza
In principio era la vergogna
Vergogna e colpevolezza
La vergogna, certezza di un contatto
Rottura della confluenza
La dipendenza dal campo
Dalla confluenza all’eccitazione: la vergogna come sentimento
L’altro interrotto
Arrossire, sprofondare sotto terra
“Sono a corto di vergogna…”
Teorizzare ciò che sempre sfuggirà. Appunti sulla relazione psicoterapeutica
Che cos’è la teoria del campo nella terapia della Gestalt?
Nota sul metodo contestuale
Ritorno su “contatto e relazione”
La relazione psicoterapeutica
Relazione metaforica-contatto metonimico
L’ignoto trasferito nella relazione
L’eco nella segreta
Risonanze
L’elaborazione del lutto
“Vado a teatro per vedermi, sulla scena…”
Formazione di figure
Nota sulle nozioni di cripta e di fantasma
Riflessioni su varie modalità di interiorizzazione: introiezione, incorporazione, inclusione
Reiscrizione nel campo
Teoria e pratica del gruppo. Dieci proposte per pensare la questione del gruppo in terapia della Gestalt
Prima proposta – Limiti della teoria e del metodo della terapia della Gestalt
Seconda proposta – Estensione o dialettica
Terza proposta – Sessualità, comunità, creazione
Quarta proposta – Il gruppo, spazio-tempo del contatto
Quinta proposta – Il gruppo, econicchia sperimentale
Sesta proposta – Potere, quadro o contesto
Settima proposta – Il gruppo, contesto per la conflittualità
Ottava proposta – Il gruppo e l’auto-regolazione
Nona proposta – Il gruppo, contesto di sostegno
Decima proposta – Il gruppo, metonimia/metafora della società
Parte II. Sviluppi in una prospettiva di campo
La terapia della Gestalt oserà sviluppare il suo paradigma post-moderno?
Frammenti di un itinerario
Una rilettura di Gestalt Therapy di Perls e Goodman, dopo quasi mezzo secolo
Facciamo una pausa nella nostra lettura di Gestalt Therapy per dare uno sguardo alle proposte della “post-modernità”
Un’alternativa per la Gestalt terapia
Conclusione
Rivelarsi nel pieno della situazione
“Cos’è dunque questo intervallo fra me stesso e me?”
Nel pieno della situazione
La rinuncia al sapere
La rivelazione
Impegno – essere per – sollecitazione
L’atmosfera; L’adattamento creativo
Rivelarsi nel pieno della situazione
“C’è qualcuno?” Espressione e parola
L’espressione, esteriorizzazione o costruzione
Dalla modernità alla post-modernità
La post-modernità della teoria gestaltista del self
L’altro, co-creatore della mia espressione
Dal campo alla situazione
Quale campo?
La situazione terapeutica
Impegno nella situazione
Cosa implica l’attenzione alla situazione?
Riflessioni aggiuntive sulla “situazione”
Conclusione
L’intenzionalità in carne e ossa. Verso una psicopatologia del pre-contatto
La psicoterapia come situazione
L’intenzionalità
Intenzionalità e situazione
Come conoscere l’intenzionalità dell’altro?
Sintesi
Conclusione provvisoria
Bibliografia

Jean-Marie Robine, psicologo clinico dal 1967, è didatta internazionale di psicoterapia della Gestalt. Dopo una formazione in psicoanalisi, terapia familiare sistemica ed altri approcci, e dopo una formazione avanzata con Isadore From, uno dei fondatori della Gestalt therapy, si è fermato nel campo della terapia della Gestalt per circa 30 anni. Lavora come clinico e didatta presso l’Institut Français de Gestalt-thérapie, che ha fondato nel 1980, e presso altri istituti di diversi Paesi. Ha scritto e pubblicato molti articoli e libri, tradotti in diverse lingue.