Definizione Benessere Organizzativo

Da ben – essere = “stare bene” o “esistere bene”: stato che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano e caratterizza la qualità della vita di ogni singola persona;
organizzativo = “relativo alle organizzazioni”: declinazione del concetto di ‘ben-essere’ nel contesto delle organizzazioni.

“[…] la peculiarità dell’approccio gestaltico, centrato sull’esperienza del contatto, sulla prospettiva fenomenologica, estetica ed integrativa, può dare un contributo originale agli studi sulla consulenza aziendale. […] Essendo la prospettiva fenomenologica della psicoterapia della Gestalt focalizzata sul next, essa si accorda bene con la mentalità propositiva delle aziende (Spagnuolo Lobb, 2012, pp. 87-88). […] la psicoterapia della Gestalt vede le emozioni come un supporto necessario per la creatività di ciascuno e per il desiderio di dare il meglio di sé all’azienda a cui ci si sente appartenenti” (ibidem p. 88).

“Qualsiasi struttura organizzativa non può prescindere dalla realtà degli individui che la compongono e dal bisogno che essi avvertono di riconoscersi e di sentirsi riconosciuti nel gruppo in cui lavorano. Il vuoto relazionale che caratterizza le vite delle nostre comunità sociali diventa, nelle strutture organizzative, un ‘disturbo di base’ che porta velocemente alla demotivazione lavorativa e alla disappropriazione dell’obiettivo comune” (ibidem, p. 87).

“[…] si è andato delineando un modello di consulenza aziendale […] Il modello teorico di riferimento è quello dell’intervento gestaltico con i gruppi, che prende in considerazione due macro-criteri per l’osservazione del gruppo: il criterio sincronico, che guarda al qui-e-ora della presenza dei membri del gruppo, e il criterio diacronico, che invece guarda all’evoluzione dell’esperienza dell’essere-in-gruppo, ossia delle intenzionalità di contatto dei membri (ibidem p. 89).

“Le qualità del contatto di gruppo costituiscono i criteri sincronici con cui il leader gestaltico osserva il gruppo. Si tratta di indici di benessere riferiti al gruppo, non ai singoli membri. Anche se il clima di gruppo si declina nelle individualità, questi criteri vanno riferiti al gruppo come realtà unitaria.Il leader gestaltico osserva il gruppo secondo tre criteri: la vitalità e la presenza dei membri del gruppo; la flessibilità della leadership; la capacità di accettare la novità e la diversità dei membri del gruppo” (Spagnuolo Lobb, 2011, p. 234).

Per quanto concerne il criterio diacronico “lo sfondo del gruppo è costituito dal suo processo, la corrente sotterranea di vissuti relazionali che si sviluppano nel tempo […]. La storia del gruppo è una storia di intenzionalità di contatto e del sostegno che esse ricevono nei vari momenti evolutivi. Lo sfondo del processo di gruppo consente al leader di comprendere le figure che emergono, collocandole nel continuum di intenzionalità di contatto” (ibidem p. 237).

“Un principio fondamentale della psicologia della Gestalt è quello della pregnanza (prägnanz); tale principio afferma che ogni esperienza tende ad assumere la forma migliore possibile nelle condizioni prevalenti. […] La psicoterapia della Gestalt fu creata come un mezzo per aiutare le persone ad aumentare la consapevolezza del loro processo. In altre parole, l’obiettivo è quello di insegnare alle persone ad essere consapevoli del modo in cui funzionano e quindi a liberare l’energia che permetterà loro di comprendere meglio ciò di cui hanno bisogno in un dato momento e di trovare modi più efficaci per ottenerlo […]
Applicare a questo processo il principio della pregnanza significa considerare che ogni individuo, gruppo o organizzazione fa la cosa migliore possibile in un momento dato. […]
I metodi della psicoterapia della Gestalt furono sviluppati per aiutare le persone ad aumentare la consapevolezza di come alcuni ostacoli impediscono loro di condurre una vita appagante.

L’enfasi sul lavoro al confine di contatto è un grande contributo in questo senso, perché chiede alle persone di focalizzare l’attenzione sul punto in cui si sono bloccate e su ciò che impedisce loro di andare avanti. (Nella teoria e nel linguaggio tradizionali [i blocchi alla creatività nelle organizzazioni] potrebbero essere definiti come manifestazioni di resistenza al cambiamento. Personalmente, preferisco considerarli come diversi modi di gestire l’energia nel momento in cui gruppi di persone cercano di funzionare nel miglior modo possibile per loro” (Nevis E.C., 2007, pp. 373-374).

Bibliografia

Nevis E.C. (2007). “I blocchi alla creatività nelle organizzazioni”, in: Il permesso di creare. L’arte della psicoterapia della Gestalt, Milano: FrancoAngeli, pp. 371-385. [Ediz. orig.: Nevis E.C. (2003). “Blocks to Creativity in Organizations”, in: Spagnuolo Lobb M., Amendt-Lyon N. (a cura di), Creative License: The Art of Gestalt Therapy, Wien & New-York: Springer, 291-302].

Spagnuolo Lobb M. (2012). “Stress e benessere organizzativo. Un modello gestaltico di consulenza aziendale”, in Quaderni di Gestalt, 2012/I, vol. XXV, pp. 87‐104.

Spagnuolo Lobb M. (2011). Il now-for-next in psicoterapia. La psicoterapia della Gestalt raccontata nella società post-moderna, Milano: FrancoAngeli.

Hanno contribuito alla redazione della voce:
Resp. di redazione – Silvia Tinaglia
Collaboratori (in ordine cronologico) – Angela Di Martino